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Implantologia

L’implantologia costituisce oramai una certezza: in poco tempo e senza dolore si può sostituire la radice naturale persa con una nuova in titanio, che restituirà alla bocca funzione ed estetica.

Implantologia

Implantologia osteointegrata

L’implantologia ha raggiunto oggi un livello di affidabilità scientifica e clinica non più discutibile, e un impianto può essere usato per risolvere diversi problemi: dal ripristino di un elemento singolo, alla sostituzione di diversi elementi, alla stabilizzazione di una protesi totale non più gestibile.

L’intervento consiste nell’effettuare la normale anestesia che si usa per le consuete cure odontoiatriche, e poi incidere la gengiva e posizionare l’impianto nell’osso. Al termine dell’intervento qualche punto di sutura rimetterà la gengiva nella giusta posizione. La procedura è veloce, indolore e dagli indubbi vantaggi, permettendo di sostituire un dente mancante senza toccare i denti accanto, ammesso che siano presenti.

Il periodo di guarigione per un impianto varia normalmente dai 3 ai 6 mesi, e viene ancora oggi considerato un prerequisito fondamentale per ottenere la diretta apposizione ossea sulla superficie implantare in titanio, senza interposizione di tessuto cicatriziale fibroso. Numerosi autori hanno dimostrato come il carico precoce degli impianti (cioè con una attesa inferiore ai tempi sopra indicati) sia possibile in alcune situazioni, non dando necessariamente luogo alla formazione di tessuto connettivo interposto tra la superficie implantare e l’osso. Pertanto, in alcuni e selezionati casi, si può procedere ad un utilizzo dell’impianto dopo un tempo di attesa più breve, specie grazie agli attuali sistemi di verifica oggettiva della stabilità implantare primaria (utilizzo della frequenza di risonanza).

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L’ eventuale fallimento dell’impianto è quasi sempre da imputarsi a dei micro-movimenti eccessivi a livello dell’interfaccia osso-impianto, durante la fase di guarigione. Ovviamente un’altra possibile causa è una infezione del sito o una inadeguata preparazione del sito stesso che può portare ad una necrosi ossea.

È opportuno ricordare che, essendo l’impianto in titanio (o almeno dovrebbe essere premura dell’operatore accertarsi che lo sia!), non è possibile avere il tanto temuto rigetto. Quello che può accadere, come sopra descritto, è che ci sia una mancata integrazione ossea, e l’interfaccia con l’impianto venga occupata da tessuto molle di tipo connettivale che a quel punto “butterà fuori” l’impianto considerandolo un corpo estraneo, come farebbe con una scheggia o una spina. È però importante sapere che anche in caso di fallimento, essendo lo stesso occasionale ed episodico, quasi sempre si potrà posizionare nuovamente l’impianto nella stessa sede, confidando in un esito migliore.

Implantologia post-estrattiva

Consiste nell’inserimento di un impianto subito dopo l’estrazione del dente e non dopo il tradizionale tempo di attesa per la guarigione; è questa una tecnica chirurgica ampiamente studiata e oggi molto predicibile. Con gli impianti post-estrattivi si favorisce il mantenimento del profilo dei tessuti molli, si preservano i volumi della cresta ossea (che è soggetta a riassorbimento a seguito dell’estrazione dentale) e, al contempo, si riduce la durata complessiva del piano di trattamento che viene proposto al paziente. Diversi studi hanno dimostrato che la percentuale di successo di questo tipo di intervento è sovrapponibile a quella degli interventi di implantologia tradizionale (con inserzione dell’impianto in un sito osseo guarito), anche se comunque sempre leggermente inferiore e con qualche maggiore rischio di insuccesso.

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I vantaggi che ci offre questa tecnica chirurgica sono fondamentalmente due:

  1. evita il secondo intervento per inserire l’impianto nel sito osseo post-estrattivo ormai guarito (a 2- 4 mesi dall’estrazione);
  2. riduce il tempo che intercorre tra l’estrazione del dente e la protesizzazione diminuendo così il periodo di edentulia ed il tempo totale di trattamento del paziente.

Implantologia a carico immediato

In questo caso si inserisce l’impianto e, anziché aspettare il normale periodo di guarigione, si posiziona immediatamente il pilastro provvisorio ed il dente provvisorio. Questo è possibile unicamente quando l’elemento mancante non è l’ultimo dente ma si trova interposto tra altri denti, al fine di ridurre il carico in masticazione. Cura dell’operatore sarà quella di eliminare ogni contatto di questo elemento provvisorio con i denti accanto o con quelli antagonisti.

Implantologia “all-on-four”

Grazie all’ausilio dei software di valutazione radiologica il medico può pianificare preventivamente tutto l’iter dell’intervento, individuando con estrema precisione la posizione più efficace per l’inserimento degli impianti all’interno dell’osso. Per i pazienti completamente edentuli una delle possibili tecniche proponibili è la tecnica all-on-four. Questa tecnica individua, all’interno del cavo orale, quattro punti di ancoraggio che garantiscono una stabilità pressoché perfetta della futura protesi ed un rispetto completo della distribuzione delle forze masticatorie. Questo intervento è molto spesso eseguito senza effettuare un lembo chirurgico. Il numero degli impianti è dipendente dalla condizione di osso. L’inconveniente principale è dato dal ridotto numero di denti (secondo premolare, o al massimo primo molare), ma giustificato dalla ridotta quantità di osso presente, senza procedere a tecniche rigenerative. Questa tecnica, sicuramente innovativa e molto attuale, ha il limite di essere decisamente più costosa di altre similari e di essere fortemente legata alla precisione nella progettazione. In caso di errate valutazioni, infatti, è molto più alto il rischio di insuccessi.

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