Anche il dentista può trattare il terzo inferiore del viso dal punto di vista estetico, forse anche con più facilità rispetto ad altri specialisti, avendo più dimestichezza con il controllo del dolore in queste aree.
Quando si effettua una riabilitazione protesica completa, ripristinando l’estetica del sorriso, è sicuramente opportuno considerare l’insieme del viso, dei tessuti che lo compongono e l’invecchiamento di questi ultimi. Non farlo può comportare un successo solo parziale del trattamento, compromettendo l’armonizzazione del nostro lavoro con l’insieme del volto.
Negli anni il viso subisce notevoli cambiamenti che interessano non solo la pelle, ma anche le strutture più profonde. La pelle del viso può presentare una diminuzione del tessuto adiposo sottocutaneo accompagnata da cambiamenti della muscolatura mimica, mentre le strutture sottostanti (lo scheletro osseo e le cartilagini) possono andare incontro a riassorbimenti o rimaneggiamenti.
È proprio per questo coinvolgimento di tutte le strutture presenti che risulta importante eseguire una valutazione tridimensionale del volto prima di effettuare qualsiasi tipo di trattamento: un attento esame visivo ci aiuta a capire quali sono le zone del viso che catturano maggiormente la nostra attenzione, cercando di comprenderne anche il motivo.
L’esame della regione orale viene effettuato valutando forma, dimensione, volume, tono e simmetria del labbro superiore con il labbro inferiore, facendo molta attenzione al vermiglio, detto anche “arco di Cupido”, e all’esistenza di inestetismi cutanei, quali il codice a barre sul bordo superiore del labbro e delle pliche naso-labiali.
In passato sono stati utilizzati molti materiali per aumentare il volume dei tessuti molli del volto e per il trattamento delle rughe più superficiali, ottenendo risultati differenti nel tempo.
La ricerca del prodotto ideale ha da sempre avuto come obiettivo quello di trovare un materiale biocompatibile, a lunga durata, naturale nel risultato e al tatto, facilmente iniettabile e scevro da complicanze.
I materiali più sicuri sono quelli a base di acido ialuronico naturale, sostanza che ha la funzione di conferire la giusta elasticità e idratazione ai tessuti, fungendo da elemento ritentivo dei liquidi.
Se si utilizza l’acido ialuronico nella sua forma cross-linkata, e quindi più pesante (il cosiddetto filler), si ottiene un effetto di riempimento e ripristino dei volumi, ma il materiale impiantato agisce come volumizzante senza esercitare alcuna stimolazione a livello biologico. Il risultato inizierà a diminuire dopo circa 3-4 mesi e dopo circa 6 mesi si renderà necessario un nuovo trattamento.
Se si utilizza invece l’acido ialuronico nella sua forma pura, si ottiene come effetto una biorivitalizzazione: il materiale introdotto richiama liquidi e stimola la produzione di nuovo acido ialuronico endogeno, andando a ripristinare quello che viene fisiologicamente perso con l’invecchiamento, con l’esposizione ai raggi ultravioletti, per il fumo e per l’inquinamento atmosferico. L’effetto iniziale è meno eclatante ed evidente rispetto all’utilizzo dei filler, ma migliora nel tempo proprio per la sua azione di richiamo di liquidi dai tessuti circostanti. L’impianto del materiale dovrebbe essere ripetuto dopo circa tre-quattro mesi.
L’obiettivo di questi trattamenti è quello di rendere più armonici i volumi del viso, rimodellare le asimmetrie, appianare eventuali rughe di espressione, eliminare inestetismi dei tessuti molli, e prevenire i danni da invecchiamento.
Ma anche, non meno importante, da considerarsi a seguito di una riabilitazione protesica importante.
Capita infatti molto spesso che un paziente, portatore di protesi totale, decida di effettuare una riabilitazione impianto-protesica passando ad una protesizzazione fissa su impianti. Al termine del trattamento, però, il paziente si troverà ad avere il vantaggio della migliore masticazione ed un maggior comfort, ma spesso si lamenterà di un inestetismo dei tessuti periorali. Questo perché la protesi totale, grazie alla presenza della flangia in resina, riusciva ad esercitare un buon sostegno dei tessuti molli.
Venendo a mancare questo “supporto protesico”, il paziente percepirà di più il labbro cadente o la bocca non “piena”. A questo punto qualche iniezione di acido ialuronico sarà il naturale e fisiologico completamento del piano di cura appena terminato.