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Lettere dai miei pazienti

Sono molto felice di continuare a ricevere bellissimi messaggi dai pazienti storici dello Studio.

Dopo la lettera inviatami dalla Famiglia Leoni – Fossa, quelle delle Famiglia Balestreri-Ferradini, della Sig.ra Rosa Degradi e della Sig.ra Janine Potherat, il racconto della Sig.ra Lucia Mosca, e i messaggi di Roberto ROSELLA-MUSICO e Daniela MORIN, Paola Peretti Peveri e Famiglia e Alessia Pandozy, ecco due nuove lettere per me e i miei collaboratori che mi hanno davvero riempito il cuore.

Come sempre, le voglio condividere con voi. Buona lettura!

LA LETTERA DI PAOLA, EMILIO, EMMA E ALDO

Lo diciamo con il cuore: le persone come lei e il suo staff ispirano e aiutano a credere che alla fine tutto è possibile quando ci si mette impegno, tanta passione e i giusti valori. È davvero un esempio e poi lo sa benissimo che per la nostra famiglia è veramente un riferimento!

La faccio sorridere: mio marito è venuto a fare la pulizia e quando la sera eravamo in call tutti e quattro (io e i ragazzi siamo in America, loro hanno iniziato medicina qui) e ci ha detto “oggi sono andato da Labanca”, tutti gli abbiamo risposto “beato te! non è giusto! vogliamo andarci anche noi!”. E ho detto tutto.

Un abbraccio fortissimo e congratulazioni ancora per aver scritto una bellissima pagina di storia su come il suo mestiere possa essere fatto davvero all’avanguardia mettendo sempre le persone al centro

Paola & family (Emilio, Emma e Aldo)

LA LETTERA DI RENATA MADERNA OLDANI

Oggi uscendo dallo studio Labanca mi sono guardata nello specchio dell’ascensore e mi sono accorta che ridevo. No, non controllavo la lucentezza dei denti! Ridevo di me stessa, di quella che tanti anni fa provava terrore solo ad avvicinarsi a un luogo simile. Anche se allora non manifestavo problemi particolari, avrei dovuto almeno prenotare per l’igiene, ma continuavo a posticipare da tempo, ancora fresco il ricordo di esperienze passate, ormai da decenni, ma indelebilmente tinte da quel misto di rumori e dolori, ansie e paure.

Dico solo questo: quando un percorso oncologico mi ha portato a dovermi sottoporre a interventi, chemioterapie, radioterapie di vario genere, ho valutato come un aspetto positivo avere finalmente una scusa plausibile per questo rimando infinito!

È vero che mio padre prima, e mia madre dopo, mi avevano parlato spesso del bravissimo dentista che se ne prendeva cura da tempo, descritto con ammirazione e toni persino affettuosi che invero avrebbero dovuto far breccia nelle mie resistenze. Per fortuna – e non ringrazierò mai abbastanza – è venuto il giorno in cui mi è capitato di accompagnare la mamma a una visita.

Non so se conquistata dall’ambiente caldo, professionale e rassicurante o, ancora di più, dai modi delle persone, tutti, a cominciare dal professore, ho preso il coraggio a due mani e prenotato la prima seduta di igiene, che credo il Dottor Giannotti si ricorderà come una gran fatica, affrontata grazie ai suoi noti serbatoi di pazienza e gentilezza nei confronti di noi pazienti. Ma la prova per me era andata miracolosamente bene!

Insomma, per arrivare al nocciolo della questione, la mia vita dentistica è cambiata e non solo quella, perché chi conosce le persone dello studio sa bene che tutto si tiene e si completa sin dal primo momento dell’accoglienza, grazie al sorriso di Monica, alla sua disponibilità a farsi carico della complicatezza degli impegni di ciascuno e alla capacità di trovare l’approccio adatto ai diversi pazienti, come so bene visto che in questi anni dopo di me sono arrivati in studio anche i miei tre figli, una tradizione che i miei genitori sicuramente osserveranno da altrove con gioia e che spero arrivi alla quarta generazione.

Ormai varcare la porta dalla segreteria verso gli studi è diventato come ritrovarsi tra amici, grazie anche all’accoglienza rassicurante di Serena ed Eleonora, che con i toni di una vecchia zia potrei dire di aver apprezzato sin da prima che diventassero mamme.

Infine, al di là delle capacità professionali e dell’evidente continuo desiderio di aggiornamento e innovazione del professor Labanca, che non hanno certo bisogno di essere sottolineate, vorrei puntare lo sguardo sull’aspetto umano ed empatico, bene raro nella sua sincerità e nella disponibilità a un ascolto per nulla affrettato, che tocca il cuore e, per chi è credente, testimonia una vicinanza più grande delle nostre vite.

Renata Maderna Oldani